mercoledì 27 luglio 2016

Il mio respiro turchino, sul trabocco


Un periodo di ricerca intensa. Lo è per me, questo momento delimitato da un inizio.

Capita spesso, sempre, di mettermi in cammino, seguendo itinerari che ho prefigurato nella mente nel corso di notti antecedenti, augurandomi di poter trovare quello che il pensiero cerca, senza sosta o senza risparmio.

Avevo le idee chiare, domenica: mi sarei recata ad assaggiare il sole che si mescola con l'aria. Avrei visto la brezza danzare fra i legni e le foglie. Avrei sentito il gusto salmastro stropicciare le palpebre assonnate.


Ho preso fiduciosa la strada, addentrandomi per il sentiero naturale. 
Qui il verde non si piega alla mano dell'uomo: è la mano dell'uomo che può accompagnare i suoi passi, nel districarsi fra le radici delle piante che movimentano il passaggio.



La mia discesa l'ho sentita dolce, l'ho assaporata e l'ho rallentata. 
Impossibile fermarsi ma difficile percorrere con velocità quel sentiero tutto ancora splendido e selvaggio.




Ho arrestato i miei passi a guardare infine la costruzione a vedetta e ad aiuto dei pescatori. Nel suo nuovo fulgore, a dominare ancora il mare, oggi è simbolo di questo nostro pezzo di costa adriatica.



Nel mirare la costruzione così onesta, elevata, imponente mi è parso di gettare pure l'occhio alla mia dignità.

La solitudine imperiosa del trabocco, signore del mare e della terra, mi ha consegnato di nuovo quella forza che ero andata lì a cercare.

Ho ripreso il mio passo e l'ho sentito più sicuro. Più decisa ho visto la mia volontà. 


Concetta D'Orazio

Trabocco di Punta Turchina, località San Vito Chietino (CH)

Ho scritto sui trabocchi:


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