mercoledì 12 marzo 2014

Latino, italiano e la Social espressione




Le lingue si evolvono naturaliter. La lingua italiana è diretta conseguenza di quella latina ma non per essersene distaccata in maniera decisa ed improvvisa.
Il passaggio dal latino alle lingue romanze è stato graduale.  
La successione da un tipo di codice, parlato e scritto, ad un altro viene costantemente alimentata, senza che noi possiamo esserne immediatamente consapevoli.
Accadeva così che il latino non diventasse subito italiano ma attraversasse un periodo di trasformazione lento ma necessario. 

Il latino classico si ammorbidì lentamente nelle parlate di quelle persone che, per abitudini di vita e di lavoro, conducevano la loro esistenza lontano dai luoghi classici della diffusione del sapere.
Contadini e persone del popolo, vulgus, iniziarono, a poco a poco, a cambiare alcuni termini, ad "addensare" i dittonghi che caratterizzavano le desinenze dei casi della declinazione della lingua latina. 
Sì preferì così, per praticità e per velocità, porre attenzione a quanto si ascoltava e si comunicava verbalmente, dunque alla pronuncia, piuttosto che stare a preoccuparsi della lunghezza delle vocali o della desinenza delle  parole scritte.
A saper leggere e scrivere erano pochi. La moltitudine, invece, ascoltava e parlava.
Si creò un doppio canale di comunicazione: quello del latino ancora "nobile", utilizzato da persone colte e di chiesa e quello della nuova lingua che dal vulgus prese il nome di "volgare" appunto, in cui si esprimeva il resto del popolo, non colto e quasi sempre analfabeta.
Le due realtà di espressione, latino e volgare, continuarono a coesistere per molto tempo.

Di cambiamenti e passaggi, graduali e meno, ne abbiamo avuti tantissimi. La nostra lingua italiana si è trasformata fino ai nostri giorni.

Oggi però non sembra più tanto stabile, la lingua. La vediamo traballare, quasi alla stessa stregua del movimento ninnatorio che portò al lento passaggio dal latino al volgare. 
E se allora i luoghi idonei ad accogliere la novità della parlata più rozza, se confrontata con quella nobile dei letterati, furono le aeree rurali, oggi ci sorprendiamo a vedere come gli spazi dove più si assiste a scossoni rilevanti, ai danni della purezza della lingua italiana, sono quelli virtuali. 
Sì, è proprio qui, nei luoghi di aggregazione "moderni", nei Social e nella Rete in genere, che ci si permette di trasgredire, in nome di un non ben compreso novellino bisogno di velocità e stringatezza.
Quando le lettere si scrivevano su carta, con la penna, ci si imbarcava in operazioni epistolari che portavano via molto tempo. Nonostante ciò, si trovava anche il modo per riflettere su eventuali costrutti sbagliati e per rimediare, correggendo. 
Oggi si scrivono messaggi con il telefono o con il computer, si possono spedire e ricevere nell'immediatezza. 
Ogni cosa è veloce, velocissima. 
Non siamo però contenti, nonostante tutto, abbiamo bisogno di accelerare ulteriormente la nostra comunicazione.
Per questa necessità di tipo social abbiamo trovato una soluzione: comprimere le parole, sostituire le consonanti, eliminare le vocali, ridurle all'essenziale. 
Stiamo cambiando i connotati alla lingua italiana.

L'evoluzione della lingua è diventata, in realtà, involuzione.

Un ritorno al contratto, all'essenziale, quasi come lo era quel primitivo volgare.
Non disperiamo (ironico), male che vada, l'involuzione potrà riportarci a dover declinare le parole in latino.
Latino - volgare - lingua italiana. / Lingua italiana - social espressione - latino.
Non tutte le involuzioni vengono per nuocere.





Concetta D'Orazio



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