giovedì 25 giugno 2015

Accompagnai il tramonto - Rocca Calascio

Salire a quell'ora era per me insolito. 
Avevo visto la Rocca diverse volte ma mai avevo affrontato le pendici scoscese del monte, inerpicandomi proprio negli istanti in cui il sole finisce il suo turno.
Ero sotto e volevo arrivare in alto.

In quel momento in cui la giornata si stiracchia, affaticata, già predisponendosi al riposo.
Ho iniziato a salire nel punto esatto in cui il tramonto si mette il camice un po' brumoso e rossiccio, per dare il cambio alla luce viva del dì.


                                                                                    
Sì, lo spazio sembrava fondersi con il tempo. Anzi erano proprio a braccetto, spazio e tempo. Luogo e ora.





Pareva che la luce volesse farmi uno scherzo, ché dapprima era viva ma, in poco meno di mezzo attimo, ha iniziato ad abbandonarsi sulle gambe. 
E con essa, il chiaro si è piegato. Si è accovacciato, defilandosi.



Per nulla meravigliata, ho cominciato a mettere i piedi uno davanti all'altro. 



Delizia! Stavo salendo e lo facevo dolcemente, per nulla appesantita da quello scherzo del tramonto. 
Non volevo arrivare entro un'ora determinata. La mia passione, in arrampicata, non aveva scadenza.
Le ombre non mi intristivano. Anzi, iniziavo con esse una gara di rincorsa: la mia dietro alle loro necessità.
Ero divertita.


 Non mi preoccupavo. Il lento mio incedere avrebbe trovato presto un'area aperta, subito dopo la vita racchiusa entro le spesse pareti del borgo, che il tempo ha segnato con un colore solo un poco più marcato di quello originario.

Avrei trovato infine quella maestosità della terra aperta in salita?
Avrei respirato quella libertà che non rincorrevo?

L'avrei fatto e al cospetto della Rocca.


Il rosso della sera intimidiva, con le prime ombre purpuree, persino la montagna.
Non me ne curavo, proseguendo nel mio gioco di ascesa. 
Avevo voglia di arrivare in alto, per poi forse lasciar cadere i miei pensieri in giù.

Ho continuato.



Guardavo da lontano e intanto affrettavo il passo. Ora sapevo di aver scelto un momento che, alla magnifica bellezza del castello, avrebbe forse aggiunto solo un po' di tremore. Ho lasciato che l'emozione mi abbracciasse. Ho proseguito, con l'unica preoccupazione di tenere ben saldi i piedi.

Salivo. Sembrava non avessi interesse per niente altro. Allora.

La sera iniziava a salutare me e tutti gli altri visitatori arditi.
Io continuavo.
Loro continuavano.
La sera perseverava anch'essa.


I primi bagliori della luna, infine, misero in evidenza il colore di cielo: il castello mi sembrò ancora più incastonato nel paesaggio circostante, quasi entrambi appartenessero ad una pittura, in cui mani esperte avevano composto le tonalità di grigio, di seppia e di blu.





Arrivai. 
Il fiato era corto ma non per la fatica della salita.
Fermai il respiro quando la distesa si presentò sotto di me, il cielo si posizionò sopra di me. E tutt'intorno i resti silenziosi.



Magia.
Incantesimo.
Seduzione. 

E infine la notte.



Concetta D'Orazio











La Rocca e il borgo si trovano nel Comune di Calascio (Aq).






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