venerdì 2 novembre 2018

Riflessioni a tempo - La sensibilità

Chi è sensibile vede sempre una propria colpa nello sguardo degli altri. Anche se colpa non ha.
Chi è cattivo legge sempre la colpa infondata nello sguardo di chi è sensibile. Ma sta zitto.

mercoledì 12 settembre 2018

L'età è solo un compromesso

Ti svegli.
Ricordi subito che devi cancellare i sonni un po' nervosi e poco stanchi che ti hanno appena abbandonata, in questa mattina bugiarda che si è ridestata con te. 

Ti alzi, cammini, come hai sempre fatto. Come ricordi che si fa.
Ti fermi, ti pieghi un po' in avanti, in quel gesto che ripeti da anni.
Con la mano ti rinfreschi, ma sei attenta. Lo sai che non devi ancora alzare gli occhi allo specchio.
Ti serve tempo prima di poterti guardare, prima di salutarti con un cenno di provocazione. E ci vuole attenzione per riconoscerti. Per ritrovare davvero quel viso che in fondo ti appartiene da quando sei nata.





Poi lo fai. Con ardimento ti specchi. La faccia è quella, la giri, la riguardi, la riposizioni.
Con l'indice teso le controlli i confini. Sono ancora uguali, forse solo un po' più molli.
Con il mignolo le tiri la pelle: devi renderti conto se è sempre sufficiente alla tenuta. 
Decidi di sferrare un pizzicotto e questo ti rimanda indietro una sensazione di morbido.
Ma non quella morbidezza tenera.
La direi piuttosto una arrendevolezza preoccupante.

Non è possibile! Il caldo fa di questi strani effetti.
Con l'inverno la pelle tornerà alla sua originaria tonicità. E che diamine. Non ho l'età, ti rassicuri. 
Più che altro stai mentendo a te stessa e fingi pure di non esserne consapevole.
Non ho l'età, ti ripeti con più convinzione.

L'età. Che cosa è un'età?
È composta di anni, di momenti, di pause e di desideri.

I desideri, queste strane voglie di avere qualcosa, di gestire il possesso: oggetti, stranezze e anche persone. 
Negli anni che formano la tua età ci sono stati tanti desideri.
Qualcuno l'hai pure accontentato ma i più sono rimasti con te; i desideri si sono fatti matite ed hanno scritto sul tuo volto le date e le persone che hai sognato.
Guardi quella faccia e vedi che i minuti si sono incrociati agli attimi e anch'essi hanno deciso di puntellare quella tua epidermide.

La giornata ti aspettando. Prima di raggiungerla e viverla, meni l'occhio ancora verso su. 
Non ti arrendi. 
Non le rughe, non i segni, non i desideri inascoltati.
L'età è solo un compromesso.

Concetta D'Orazio

lunedì 3 settembre 2018

#latino - 2. L'alfabeto. La pronuncia.

Nel mio articolo precedente, L'indoeuropeo e le prime attestazioni scritte, asserivo di non volermi dilungare in complicate discussioni inerenti alla matrice indoeuropea della lingua latina. Pur rimanendo di questo avviso, inserisco una breve precisazione in merito, prima di proseguire oltre nel progetto che ho denominato #latino

.
Difficile stabilire con precisione la realtà fisica, il territorio originario del primitivo nucleo di indoeuropei. Si ritiene comunque che il gruppo più antico sia venuto in contatto, attraverso varie migrazioni, con popolazioni già insediate in determinate zone. Da un'originaria compagine riferita a popoli stanziati a settentrione, l'indoeuropeo, inteso come fenomeno linguistico, si estese su un'area più vasta compresa fra l'Europa e l'India.

Si formarono così i dialetti, accomunati da un certo numero di isoglosse* e da cui derivarono le varie lingue indoeuropee

Certamente i distinti dialetti sorti in seno all'originario indoeuropeo, nelle diverse aree, risentirono di tante influenze, quali lo stato di avanzamento delle relative civiltà, la situazione geografica, l'intesa o la mancata intesa con le popolazioni confinanti, la capacità di rielaborare le situazioni, compresa la lingua. 
Fu così che l'indoeuropeo poté trovare un sostrato linguistico che reagì a questo incontro in maniera differente, a seconda della zona.

I dialetti diretti discendenti dell'indoeuropeo hanno dunque delle peculiarità comuni che li caratterizzano, prime fra tutte affinità fonetiche, vale a dire relative ai suoni, e quelle semantiche, cioè che  riguardano il significato delle parole.
La struttura grammaticale della lingua indoeuropea può essere ipotizzata, in linguistica, attraverso il confronto fra le varie parlate che si presume siano da essa derivate. 

Continuiamo nel nostro ripasso, ricordando che esso ha soltanto il valore di un compendio di appunti.



#latino - 2

Come avevo già affermato, le prime attestazioni scritte del latino sono di tipo epigrafico. Da esse ricaviamo che la scrittura del latino arcaico aveva solo la forma in maiuscolo.


L'alfabeto latino


A B C D E F G H I J K L M N O P Q R S T U V X Y Z



Ho evidenziato in rosso le lettere J e U

La lettera j non esisteva nel latino classico ma fu introdotta più tardi, come altro segno per rendere la i.
Il grafema V veniva utilizzato per rendere sia la lettera V sia la U, avendo esso sia valore di vocale sia di semiconsonante.

Le vocali sono:

a, e, i, o, u, y che possono essere lunghe,  brevi  o ancipiti.




La pronuncia del latino.

Oggi leggiamo il latino in maniera molto simile all'italiano, secondo una consuetudine nata all'interno della Chiesa, risalente al IV-V secolo dopo Cristo.
Tale pronuncia è chiamata scolastica tradizionale. Essa si differenzia da quella classica, detta anche restituta, dal verbo restituo, is, restitui, restitutum, restituere, vale a dire "ricostruita", sulla base delle testimonianze che gli studiosi, nel tempo, hanno potuto ricavare dalla letteratura e dal confronto fra varie parlate.

La dizione ecclesiastica prevede che i dittonghi ae e oe si pronuncino come una semplice e  (Caesar - Cesar / Poena - Pena), tranne che in presenza di dieresi.
La y viene pronunciata i.
Ti si rende con z (Latium/Lazium), tranne quando è preceduto da s o da x oppure quando è .
Ph si rende con f (Philosofus/Filosofus).




Concetta D'Orazio



* L'isoglossa è una linea immaginaria, su una carta geografica, utilizzata per distinguere un particolare fenomeno linguistico.

martedì 7 agosto 2018

L'Abruzzo e la tradizione delle conserve di pomodoro.






In questi giorni di caldo, c'è un'incombenza che tiene occupati tanti abruzzesi: preparare le conserve di pomodoro.
Noi diciamo fare le buttije, espressione il cui significato letterale è quello "fare le bottiglie", con riferimento ai contenitori principi del prezioso liquido, le bottiglie di vetro appunto, che vengono utilizzate per raccogliere la passata di pomodoro.



Questo modo di dire racchiude il senso importante della nostra attività casalinga estiva per eccellenza, quella di preparare il condimento per la nostra pastasciutta che possa essere sufficiente ad un intero inverno, utilizzando i prodotti che, in molti casi, provengono direttamente da orti personali, i pomodori appunto.

Di questa tradizione che conserviamo già da tempi antichi ho scritto molte volte, su questo blog e altrove, e non voglio adesso ripetere quanto già detto.

Mi limito a riproporre due dei più importanti miei articoli in merito che trovate qui di seguito.


Ogni famiglia abruzzese ha un posto per le conserve, in dispensa. 
Mio padre tiene il conto di quelle prodotte a fine estate e, ogni anno, fa il paragone con quanto preparato nelle stagioni passate: ne abbiamo di più, ne abbiamo di meno...

Continuate a leggere Le buttije de la pemmadore - L'attrezzatura


«Le sete fiette le buttije?» ( Trad. «Le avete fatte le bottiglie?») 
Ritorno con la fantasia alla mia infanzia.
Nelle ultime settimane prima della riapertura delle scuole, quando gli adulti si incontravano e si salutavano, una delle domande di rito, un po' per consuetudine, un po' per dir qualcosa, era questa: «le avete fatte le bottiglie?» [...]
Continuate a leggere Le conserve di pomodoro




Concetta D'Orazio

giovedì 3 maggio 2018

#latino - 1. L'indoeuropeo e le prime attestazioni scritte

L'hashtag di oggi per una lingua (non) di ieri.


Ci muoviamo per la Rete facendo ricerche continue, ogni giorno, per qualsiasi argomento.
Per rendere fruttuose queste nostre incessanti indagini, appiccichiamo, anteponendolo, ad ogni parola quel simboletto che ormai è entrato nelle nostre vite ed è presente nelle nostre case con la stessa frequenza di una tazzina ancora macchiata di caffè, di un detergente rigenerante, in bilico su bordo di una vasca da bagno, o di una candela alla citronella sui balconi in piena estate, l'hashtag.

Niente da fare, il simboletto # che mi piace chiamare in italiano etichetta è diventato ormai uno dei contrassegni della nostra epoca. Etichettiamo (hashtagghiamo?) di tutto.
Non sappiamo muoverci senza seguire il percorso che l'etichetta ci indica. 
Il cancelletto indicizza tutto. Tutto ciò che fa notizia, fa tendenza, fa scalpore, fa ridere viene incatenato e posto all'interno di questo recinto virtuale, delimitato dall'etichetta.

Se il contrassegno # è cosa del presente, esso può essere anche anteposto a fatti del passato: eventi storici, cultura, antichità, lingue classiche.

Ho pensato bene, dunque, di creare, in questo blog, una sorta di marchio, #latino, per raggruppare e contenere delle brevi lezioni di ripasso della lingua latina. Un lavoro che non si prefigge di essere impegnativo né impegnato, condotto solo attraverso semplici discussioni che permetteranno di rinfrescare la memoria su questa lingua classica.


#latino - 1


Prima di affrontare discorsi più o meno tecnici inerenti alla lingua latina, vorrei presentare una breve premessa.

Il latino appartiene ad un grande ceppo linguistico, vale a dire l'indoeuropeo

Che significato ha questa affermazione? 
Tra il IV e il III millennio a.C., nella zona compresa fra l'Europa e l'India, le varie popolazioni si esprimevano con linguaggi o dialetti la cui somiglianza ha fatto ipotizzare una comune origine, in seno alla famiglia linguistica indoeuropea appunto.

Una lingua, si sa, è il risultato di complessi meccanismi e di numerose dinamiche che coinvolgono il popolo che la utilizza: luogo di residenza, eventuali spostamenti, usi, abitudini, comportamenti, incontro con popolazioni vicine.
Anche il latino, dunque, fu il prodotto di dinamiche di questo tipo, che portò l'originaria matrice indeuropea a differenziarsi nelle varie parlate, tra il latino, il greco, le lingue slave e altre.

Da quando possiamo iniziare a conoscere la manifestazione linguistica particolare del latino?
Le prime testimonianze della parlata latina non sono forme letterarie ma sono attestazioni epigrafiche e archeologiche che risalgono al VII-VI secolo a.C. (Fibula prenestina, Cippo del Foro Romano et cetera).

Non mi voglio dilungare in complicate trattazioni in questo senso, dal momento che lo scopo dei semplici articoli che pubblicherò con l'etichetta #latino è soltanto quello di un ripasso della grammatica. 
L'appuntamento è per la prossima discussione sulla lingua latina.

giovedì, 3 maggio 2018


Concetta D'Orazio





domenica 29 aprile 2018

L'intesa

Con la parola scritta è necessario trovare un'intesa perfetta. Mancando questo rapporto, ogni segno messo giù diventa un brutto scarabocchio.

#scrittura #linguaitaliana #selfpublishing

sabato 14 aprile 2018

La grammatica può aspettare.

La lingua scritta è al servizio dell'immagine. 
Da numerosi anni, ormai, assistiamo in maniera pressoché quotidiana all'inesorabile declino della nostra meravigliosa lingua. 
Interdetti ed impotenti osserviamo, leggendo ma pure ascoltando, strutture sintattiche abbandonate a se stesse, alla mercé di una forma comunicativa che richiede sintesi e non accetta pause.



La grammatica può aspettare. 
Gli interlocutori, oggi, non soppesano le parole, non le calibrano, non le scrivono correttamente e, pure quando parlano, assegnano ad esse ruoli, posti e significati spesso sbagliati.
Oggi si guarda. Si vedono le foto, si apprezzano i colori. Si giudicano le inquadrature. Si valutano le sfumature. 

La messa a fuoco della foto è condizione essenziale, la corretta ortografia è solo una presuntuosa esibizione di pochi cultori della grammatica.
Esaltati. Li si direbbe infervorati a difendere una sterile posizione: la correttezza della lingua.

La grammatica? Quale potere essa può avere, in confronto alla perfezione di un'immagine?

Il discorso condotto attraverso i nuovi canali di informazione si sviluppa lungo forme che pretendono la velocità e la visività delle parole. Così anche ciò che è scritto si "deve vedere", la parola  non può essere semplicemente letta o ascoltata: gli occhi di tutti oggi hanno l'impellente necessità di guardare un'icona di contorno, un disegno di spiegazione.

Questa urgenza di osservare attraverso rappresentazioni grafiche finirà per farci dimenticare le regole della buona scrittura?
La grammatica può aspettare?


Concetta D'Orazio


Sull'agonia della lingua italiana già scrivevo nel 2013: qui.

sabato 3 febbraio 2018

Continuo il riassunto del mio blog

Sto dedicando un breve periodo a riassumere quanto ho scritto in questi anni, qui sul blog.
È un'operazione che faccio prima di tutto per me stessa, per darmi modo di riepilogare quanto ho già trattato in maniera da non ripetermi.

Dunque, la volta scorsa ho elencato i link relativi agli articoli sulla Lingua, italiana e latina.
Oggi vorrei riassumere quanto ho scritto sul Self Publishing, la mia grande passione e dunque sulla scrittura.


 

Un anno di self-publishing. Cosa ho imparato.

- Diventare famosi con il Self Publishing

I pionieri del Self publishing











#edinting #selfpubishing

 

mercoledì 31 gennaio 2018

Ho scritto troppo ma non ho scritto tutto.

Sì, in questi anni di blog, ho dedicato le mie questepagine ad argomenti vari. Più volte mi è stato fatto notare come questo mio diario non segua un percorso omogeneo ed univoco, in quanto ad interessi. 
Insomma, non siete di fronte ad una pagina di tipo specialistico: discussioni sulla lingua, abruzzesistica, note storiche e di costume, appunti sull'auto-pubblicazione, riflessioni personali e addirittura articoli su ricette e cucina.

In futuro con molta probabilità mi metterò d'impegno a separare gli argomenti. Per il momento continuo la mia redazione a mo' di diario.
Desidero tuttavia fare un breve riepilogo, raggruppando le trattazioni per tema.


Inizierò dalle questioni attinenti la lingua e la filologia.

- Ho scritto della lingua italiana e del suo inesorabile(?) declino a cui stiamo assistendo in questo ultimo periodo.

Lingua italiana in agonia

La solitudine policroma delle parole



Editing. Un lavoro necessario?

Modulare la voce: dalla προσῳδία all'accentus

- Alcuni spunti dalle lingue classiche.

Latino e greco antico