mercoledì 30 luglio 2014

Autori a confronto - Il nostro esperimento di scrittura a più mani

Questo articolo esce contemporaneamente su quattro blog: 

Siamo quattro autori indie di ebook e abbiamo pensato di intraprendere un esperimento: dare voce ad alcuni dei nostri personaggi e farli incontrare in un territorio immaginario, più immaginario di quello per cui sono nati, ovvero le nostre storie.
Abbiamo fatto incontrare i nostri personaggi in un parco virtuale, senza averli avvisati prima.
Una bella sorpresa, ma ci sembra che stiano reagendo bene, almeno alcuni…
Si sono trovati lì, ora hanno bisogno di comprendere in quale strana situazione siano capitati.
I personaggi naturalmente li abbiamo scelti fra quelli dei nostri ebook:
Iolanda è la donna vissuta in epoca medievale di “Sette giri di donna”,  di Concetta D’Orazio;
Martin è lo scrittore protagonista di “Il prossimo best seller”, di Antonella Sacco;
Il Professore viene dal saggio sui generis La conferenza mediatica del Professor Leonard Knowall”, di Roberto Bonfanti;
Antonio è il personaggio principale del “Papa Nuovo” uno dei racconti contenuti in “Madre Terra”, di Mario Pacchiarotti.
La povera Iolanda è la più confusa, arriva da un’epoca molto lontana, ed è quella che pare avere più problemi di tutti, in senso pratico: oltre a non comprendere bene le espressioni dei suoi compagni, è costretta a sopportare un peso fisico reale: ha le caviglie e i polsi stretti da pesanti catene che, pur permettendole di muoversi, la costringono a compiere passi lenti e faticosi.
Gli altri personaggi notano la diversità e lo stato di prostrazione di questa ragazza. Vorrebbero fare qualcosa per lei. Antonio ha con sé una tronchese e riesce a liberarla da quel gravame. La giovane, tuttavia, si sente ancora oppressa: ha l’anima incatenata. Qualcuno, in un’esistenza precedente, o comunque diversa, l’ha accusata di aver commesso gravi peccati. Iolanda, per quanti sforzi faccia, non riesce a comprendere quali possano essere le colpe di cui si è macchiata.
Martin, che in quanto scrittore dovrebbe e potrebbe essere il più adattabile di tutti perché ricco di fantasia e immaginazione sembra invece essere il più impaziente di tornare alla sua quotidianità. In realtà si capisce che  ha paura, anche se nemmeno lui sa bene di cosa. Del resto quasi sempre il sentimento della paura è legato a ciò che non si conosce, che non si sa. Affrontare un pericolo noto è relativamente semplice, in confronto a fronteggiare qualcosa che non si comprende.

Il professor Leonard Knowall è una sorta di maître à penser, un auto-proclamato guru e scrittore, un po’ narcisista e logorroico, dalla battuta pronta e, forse, quello più consapevole della propria natura di personaggio letterario. Si dimostra sin da subito piuttosto fatalista e non troppo a disagio nella situazione, da vero uomo di mondo quale pensa di essere. Non è uomo d’azione, ma piuttosto propenso a prendere le cose con filosofia.
Antonio è una persona semplice, ma al tempo stesso abituata a trovare sempre una soluzione a qualsiasi problema. Per questo rimane abbastanza silenzioso, rimuginando su quanto gli sta accadendo. Questa volta però è alquanto improbabile che possa trovare il bandolo della matassa. Vedremo come si comporterà quando si renderà conto di non essere in grado, almeno stavolta, di gestire razionalmente il corso degli avvenimenti.
I nostri personaggi, dunque, si ritrovano in una situazione insolita, in un tempo indeterminato, a risolvere strane situazioni. Non possono modificare questa nuova realtà né possono abbandonarla a loro piacimento.
La loro è una costrizione di scena e di trama.
Così ha inizio il nostro esperimento che consiste in una scrittura estemporanea a più mani, o meglio a più tastiere. Come ogni prova che si rispetti, non conosciamo gli esiti cui questo “gioco” porterà né sappiamo a priori come la situazione evolverà.

Ci immedesimiamo ancora una volta nei nostri personaggi per scoprire quali sarebbero le loro reazioni ed azioni su questo inatteso palcoscenico.

Chi è interessato agli sviluppi di questo esperimento letterario ci potrà seguire sui nostri rispettivi diari di facebook, dove pubblicheremo dei capitoli sotto forma di post e commenti, preceduti dal nome del personaggio.
Se i risultati ci piaceranno potremo anche scrivere qualche articolo sui nostri blog. Insomma non potrete fare a meno di rimanere coinvolti in questa assurda ma simpatica idea.
Concetta D’Orazio
Antonella Sacco
Roberto Bonfanti
Mario Pacchiarotti











                                                                                 


mercoledì 23 luglio 2014

Conserve di zucchine in olio di oliva



Le conserve! Le conserve!
Questa è la stagione delle zucchine, bisogna approfittarne. Non lasciatele ammuffire nel frigo, pensate a quando il prossimo inverno costeranno un occhio della testa!
Preparare barattoli di zucchine, o di altre verdure, tutto sommato non è molto difficoltoso.
Vi dico come faccio io per non annoiarmi. Acquisto solo 4 o 5 zucchine  alla volta e confeziono uno o due barattoli ogni tanto. Alterno la preparazione di varie verdure: zucchine, melanzane, peperoni, e così via.
In questa maniera, a fine stagione, si ha la possibilità di avere a disposizione  una discreta e varia quantità di contorni "imbarattolati" per l'inverno, senza grandi fatiche.

Ingredienti (per un paio di barattolini di piccolo formato)


sale grosso

2 spicchi di aglio tritato 

una carota tagliata a pezzetti

prezzemolo

mezzo bicchiere di aceto

Olio E.V.O q.b. per riempire i vasetti


Preparazione

Affettare le zucchine molto sottili e disporle in fila su un vassoio.




Le zucchine devono essere messe a seccare, fuori, al sole. Per questo motivo è necessario coprire il vassoio con un velo o una retina e posizionarle su di un ripiano alto.
Lasciarle al sole per una giornata intera o al massimo per due, fino a quando non avranno perso tutta l'acqua in esse contenuta e saranno diventate secche.




Una volta secche, è necessario raccogliere le zucchine e tagliarle a listarelle sottili. 



Affettate a rondelle sottilissime una carota. Tritate gli spicchi d'aglio e il prezzemolo.
Riunite tutto, zucchine comprese, in una padella in cui avrete versato tre bicchieri di acqua, mezzo bicchiere di aceto, sale grosso.
Nota bene: le carote sono un valore aggiunto alla conserva ma si può anche farne a meno.




Portate ad ebollizione, mescolando per bene. Far cuocere per una decina di minuti o comunque fino a quando vedrete le carote ammorbidite. 
Togliete dal fuoco e scolate tutto per bene.
Mettete il composto nei vasetti che avrete precedentemente sterilizzato. Versate l'olio che dovrà ricoprire di un centimetro le verdure.




L'ultima operazione da fare è quella di mettere in una pentola piena d'acqua i vasetti. Far bollire per circa trenta minuti, in maniera da ottenere il sottovuoto.




Lasciar raffreddare i vasetti nell'acqua, quindi toglierli e metterli per una notte su di un vassoio a testa in giù.






martedì 22 luglio 2014

Del cuore e del cibo sono piene le mense




Simpatizzanti cari, curiosi e meno,
annusiamo in gran segreto
dentro a quell'angolo gioioso,
di spezie ripieno,
rifugio segreto del goloso.
Si cucina, con brio,
si mescola, si brucia,
si raddensa e si condensa
pure un piatto burroso.
Il cibo, si sa, regala sorrisi,
il cibo, si sa, fa bene anche ai visi,
le rughe nasconde, gonfiando le gote,
gli zigomi ridisegna,
colora di rosa, rimpolpa e ritira.
Persino le labbra fa nuove e più belle,
più dolci e più rosse,
masticando le portate,
come fossero caramelle.
Il cibo rallegra la mente,
fa pianger di gioia,
rinvigorisce gli umori della gente.

venerdì 18 luglio 2014

Addolcire i sassi, metamorfosi di una scrittura - Editing




"E" come editing

A chi mi chiede di leggere un suo scritto, rispondo con la schiettezza che mi viene dal fatto di aver avuto io bisogno di un riscontro esterno, ai tempi in cui facevo le prime esperienze di redazione. 
Come accade a tutti coloro che hanno deciso di offrire alla pubblica lettura ciò che fino a qualche tempo addietro tenevano fra le carte personali, anch'io mi trovai a sottovalutare il livello di spontaneismo stilistico tipico di chi è alle prime armi.
La sincerità, dunque, mi viene dal fatto di aver io stessa già patito le incertezze che mi vengono presentate da chi mi propone i propri testi da leggere che, in genere, sono sempre amici-colleghi del gruppo dei Pionieri o comunque autori votati ad opera di auto-pubblicazione.

In questo articolo vi risparmierò la predica sulla necessità di offrire un prodotto perfetto, il libro, corretto sotto tutti gli aspetti, di tipo sintattico-morfologico e così via.
Ormai da queste raccomandazioni, che a prima vista sembrano ispirate a sani principi di generosità, si è in realtà arrivati a creare un gonfalone da sventolare in nome di una campagna contro l'approssimazione dei tempi moderni, pure (soprattutto?) in ambito letterario. Come se gli scrittori "di una volta" fossero ben attenti a ciò che mettevano giù con la penna, al contrario dei cosiddetti esordienti moderni. Risparmio la tiritera perché sono convinta che le persone meticolose sono dappertutto ed in ogni epoca, e dunque anche nella nostra, così come quelle meno precise.

Non si daranno qui nemmeno i cosiddetti consigli di scrittura creativa (l'aggettivo mi ha sempre lasciata perplessa, n.d.r.) di cui è florida la Rete.
Mi limiterò a riferire le opinioni personali che ho maturato soprattutto in questi due anni di esperienza di Self-Publishing.

Da lettore, l'occhio si bea ad ammirare i passaggi di stile ma non si ferma a studiarne con precisione le architetture che lo scrittore ha congegnato a tavolino.
Certo, l'analisi testuale metterebbe in evidenza le eventuali strategie di redazione, comprensive di azioni riuscite ed altre meno fortunate. Ma l'analisi testuale la proponevo in classe, nell'ambito di un lavoro di comprensione di un testo scritto, che presupponeva un approccio di tipo "tecnico".
Chi legge un romanzo, al di fuori di queste condizioni diciamole scolastiche o di critica, non si pone troppe questioni, si limita solo ad assaporare, godendone, ciò che l'autore che ha scelto gli propone. 
E mi pare giusto.

Per i motivi di cui sopra, uno dei parametri che mi guiderà nella lettura del libro a me proposto è quello inerente alla agilità del testo. E con agilità non intendo tanto (o almeno non solo) la scorrevolezza in senso propriamente linguistico ma tutto il modo di porsi dello scritto.

Per capire se un testo gode di agilità, mi faccio qualche domanda.

L'autore, scrivendo, fa al lettore una proposta oppure lascia che sia chi legge ad interpretare le congetture che la trama gli riserva e a fare ipotesi sulla possibile evoluzione della storia?

In caso di risposta negativa, faccio notare i miei dubbi all'amico autore, dicendogli pure di non aver gradito la sua imposizione nel propormi tutta la faccenda e nel non darmi possibilità di scelta.
Il lettore va consultato, accidenti! E la consultazione può avvenire solo quando chi scrive, si cala per un momento nei panni di chi legge.
Ecco, l'autore si deve trasformare spesso in lettore, nel corso della redazione del suo testo.

Altra domanda.

I personaggi vengono proposti con garbo, utilizzando tecniche di presentazione alternative, diciamole così, oppure vengono mostrati come se fossero modelli in vetrina?

Cerco di spiegare. 
Inutile ribadire che i personaggi di un romanzo, ma anche di un racconto, devono avere uno spessore che permetta a chi legge di individuarli nella propria mente, isolandoli da un qualsivoglia tipo di sfondo su cui sono inseriti e dunque modellandoli nella propria testa. 
Se io autore presento tal Caio il panettiere (il riferimento è casuale!), egli non potrà essere equiparato dal lettore ad un panettiere qualsiasi. Chi legge dovrà trovare nella sua mente proprio quel Caio che l'autore vuole rappresentare e nessun altro.
Il panettiere dovrà avere un volto, una conformazione fisica, un carattere. 
Potrà destare o meno la simpatia del lettore, non importa, ma dovrà prima di tutto esistere per lui.

L'autore non potrà permettersi di mostrarlo, l'autore dovrà aiutare chi legge a vederlo, cioè a costruirselo.

Passiamo quindi ad un'altra questione, di importanza vitale, pari a quella della agilità. Io la definirei essenzialità o sobrietà.
Posso capire se un testo è essenziale, bastevole a se stesso e sobrio, proponendomi una delle mie solite domande.

Nel testo si trovano elementi (descrizioni, azioni, riflessioni intime o commenti) inutili ai fini della comprensione? 

In altre parole: chi legge si è sentito costretto a spostare l'attenzione dal punto su cui era concentrato (trama) per ritrovarsi, spaesato, a dover rincorrere l'autore perso dietro divagazioni inutili e assolutamente non necessarie in questa sede?
In questo caso, purtroppo senza nessuna pietà, dovrò consigliare caldamente all'amico scrittore di tagliare, recidere, buttare via quello che non è necessario.
Voglio rincuorare però il povero collega auto-pubblicante: esiste un trucco per inserire qualche notizia, qualche convinzione personale, qualche allusione.
Il trucco è quello di dire queste cose di nascosto, cioè non mettendole in rilievo ma facendole intuire. 

Un ultimo parametro che voglio illustrare in questa sede è quello della congruenza. Il fatto che io l'abbia posto per ultimo non vi autorizza a pensare che sia quello meno importante. 
Anzi, è vero proprio il contrario.
Sulla congruenza testuale si è detto tanto. Inutile stare qui a ribadire le varie teorie e posizioni critiche.
Io voglio darvi un consiglio molto semplice. 
E per farlo utilizzerò le ultime proposizioni interrogative.

Le azioni seguono il percorso che comprende un inizio, uno svolgimento, una fine? 
I personaggi si comportano coerentemente al valore che volete che essi esprimano? Nel caso subiscano delle metamorfosi in corso d'opera, il lettore sarà in grado di riconoscerle?
Il testo è adatto alla scena e ai tempi, vale a dire alla posizione geografica e cronologica in cui è inserito?

Brevemente dirò che che i momenti di inizio, svolgimento e fine non devono seguire necessariamente questo ordine. L'importante è che l'azione abbia una sua logica.
Nel caso i personaggi, nel corso dell'opera, siano sottoposti ad un qualsiasi cambiamento, avete fatto in modo di "preparare" il lettore a recepirlo?
Insomma, per fare un esempio: se il buon Caio decide che la panetteria non fa per lui e la chiude, avete in precedenza informato il lettore sulla sua eventuale intolleranza al glutine? L'esempio è ironico ma spero sia efficace.
Per ciò che concerne la congruenza del testo con il tempo e la scena di ambientazione, credo che non ci sia nient'altro da aggiungere. 

In realtà i parametri di cui mi servo per calcolare l'affidabilità di un testo sono diversi. 
La natura dell'articolo non mi permette di dilungare ulteriormente la questione. 
Vi rassicuro però affermando che questi che ho esposto sono i termini di studio più importanti.

Concetta D'Orazio









martedì 15 luglio 2014

L'adriatico: dalla costa dei trabocchi alle spiagge del teramano.





Il mare è quello, unico, senza termini. 
Si allunga da giù, fino a sopra.
La distesa azzurra potrebbe far registrare immagini di persistenza allo sguardo di chi in essa si perde. 
Le onde e poi la tavola senza cavalloni, la sabbia alternata ai sassi. Tutto si replica.
Eppur si ripete senza annoiare.
La costa adriatica abruzzese, a percorrerla per intero dalle parti "basse" del vastese, fino a quelle "alte" della zona del teramano, impressiona gli occhi di chi l'ammira per la sua estrema varietà di stili e di rappresentazioni proiettate.
Nessun paesaggio è simile all'altro, così come ogni cittadina costiera ha la sua storia e la sua collocazione nel tempo e nello spazio.


Costiera abruzzese in provincia di Chieti

Località: San Salvo, Vasto, Casal Bordino,Torino di Sangro, Fossacesia, Rocca San Giovanni, San Vito, Ortona, Francavilla al Mare.


Il lungo tratto di spiaggia della parte "di sotto" appare più spontaneo e naturale, a metà fra natura indomita e leggera mano dell'uomo che, in alcuni tratti di litorale, sembra averla voluta istruire, non domandola ma rendendola complice, al fine di accogliere, ospitale, il visitatore bisognoso di rifugio.




Si sale così, dalle parti "basse" o se vogliamo, posizionate più a sud, nella zona del vastese, ampie spiagge. 
Il turista è ben voluto ed accolto con tutti i privilegi che è giusto riservare a chi decide di venire a conoscere la nostra terra e a rilassarsi laddove il mare s'infrange sulle coste.

Ci si addentra in quella parte di litorale che mostriamo a tutti con orgoglio: la Costa dei Trabocchi, compresa nella zona costiera del chietino, che va da Vasto ad Ortona.

Chi non ha mai stazionato nelle vicinanze di quella macchina da pesca che chiamano trabocco (lu travocche)  avrà difficoltà a comprenderne la maestosità e l'imponenza.
Il trabocco consente e accompagna la pesca, costituendo appoggio e organizzazione.
Una macchina ben congegnata che funziona da secoli.
Accanto alla sua funzione originaria, oggi il trabocco è diventato simbolo di questa parte d'Abruzzo che in esso spesso fa convergere convegni di cultura, musica e cibo.


Risalendo ancora nella parte di costa abruzzese, i piedi si alternano sulla superficie che va dal molle della sabbia al resistente dei ciottoli che però non fanno male, addolciti come sono dall'urto reciproco provocato dal movimento del mare, che li fa prima saltare e poi ammorbidire al sole.



Costiera abruzzese in provincia di Pescara

Località: Pescara, Montesilvano





Si arriva dunque al litorale pescarese, elegante, che seduce ed accarezza la curiosità del turista con mondanità e piacere dello shopping.
La danza di sabbie costiere accomuna rive, ombrelloni e ripari dal sole forniti dai rami delle palme.
Le giornate scorrono appisolate per chi si concede l'abbronzatura.
Le serate sono animate, sia per chi decide di trascorrerle in un'atmosfera vivace e di divertimento, sia per chi sceglie la tranquillità di una passeggiata sulla battigia, al gusto di vaniglia su un cono dalle dimensioni esagerate.


Costiera abruzzese in provincia di Teramo

Località: Silvi Marina, Pineto, Roseto degli Abruzzi, Giulianova, Tortoreto, Alba Adriatica, Martinsicuro.



Continuiamo a nord, nella zona costiera del teramano.

Qui la spiaggia si fa già molto simile a quelle adriatiche dell'Italia più a nord. File attente di ombrelloni. Piste ciclabili, aree boschive in prossimità del lido.
Lunghi tratti scelti e divisi fra stabilimenti balneari.
La riva sabbiosa pare selezionata dalla mano dell'uomo che se ne prende cura. 
La vegetazione fa capolino sul mare, quasi a voler confondersi con esso.
Questo è un tratto dedicato alle vacanze estive delle famiglie e degli amanti delle atmosfere marine.

La costa adriatica abruzzese è dunque variegata. Non lascia spazio alla monotonia, non permette catalogazione perentoria.
Le rive abruzzesi si sommano alla bellezza del retrostante ambiente montano.
Mari e monti si guardano, si scrutano. Non bisticciano mai. 
Come due fratelli, si scambiano i favori e poi si abbracciano.

Concetta D'Orazio


Una spiaggia della costa dei Trabocchi è una delle mete che Maria Celeste, la protagonista de La fragranza dell'assenza (qui), sarà chiamata a visitare.












mercoledì 9 luglio 2014

Risalendo tra le montagne dell'alto vastese: Schiavi d'Abruzzo






Una via silenziosa e ricca d'ombra, quella che arrivando noi dalle zone della regione confinante del Molise, ci fa risalire tra le montagne del comprensorio dell'alto-vastese

Negli anfratti ai bordi delle strade, la vegetazione è rigogliosa. Il desiderio di fermarsi e di assaporarne la frescura viene frenato solo dalla curiosità di guardare con attenzione la segnaletica, al fine di conoscere le particolarità e le bellezze storico/artistiche che questa zona conserva.

Percorriamo il territorio che sale verso le montagne con molta naturalezza, dal momento che non si avvertono eccessivamente i dislivelli del pendio montano. Entriamo nel comune di Schiavi d'Abruzzo (CH), paese il cui nome deriva da una originaria colonia di Slavi.




Siamo alle pendici del Monte Pizzuto: su di un terreno posizionato quasi a terrazza, dominante la vallata sottostante, i resti di un'area sacra risalente ai Sanniti d'Abruzzo che popolarono la zona dell'alto vastese.





Davanti ai nostri occh,i i due templi, risalenti il primo al III-II sec. a. C. e il più piccolo al I sec. a.C.
Ci attardiamo ad ammirare le pietre che il tempo non ha trasportato con sé, ne accompagniamo con lo sguardo le rotondità smussate ed arrotondate dalle stagioni.





E la mano dell'uomo moderno a ristabilire e conservare i ricordi dell'uomo passato. 
Lo studio, l'applicazione, il lavoro di fatica a fare incontrare i tempi di oggi con quelli di ieri.

Concetta D'Orazio




sabato 5 luglio 2014

Muoversi social oggi: le multi-rivoluzioni del Web




Si è fuori. La vita senza comunicazione sociale virtuale non è più possibile. 


Mi alzo, infilo le ciabatte
Di corsa in bagno. Ci ripenso, posso aspettare.
No, i denti li devo lavare.
Ma sì, solo una sbirciata.
Magari non accendo proprio il computer,
ho troppo da fare,
ma un occhio dal tablet glielo butto.
Che li hanno inventati a fare sennò?
Solo una controllatina,
prima del caffè.
Devo vedere cosa è successo stanotte.


Certo, c'è ancora (sì, c'è ancora) chi si rifiuta di affacciarsi alle finestre virtuali, facendo entrare in casa quell'aria fresca di piacimenti e condivisioni. 
A quale prezzo?
Dico io, come si fa ad alzarsi la mattina e non avvertire, fra tutte le occupazioni principali, quali il doversi lavare, preparare la colazione, scegliere l'abbinamento dei calzini e tutto il resto, quel sottile richiamo che si infila, infido, sotto-pelle. Quella vocina che ti fa un po' fremere (confessatelo) al pensiero (quello che tenete solo per voi): mi avranno piaciato il post di ieri sera? Oppure: avranno condiviso quel link che ho messo a mezzogiorno?

Dai, scherzavo. Ho esagerato, lo riconosco. Non siamo ancora a tali livelli ma certo è che vivere lontano dalla Rete e dal mondo del Social è davvero difficile oggi.
Non imbarazzatevi ad ammetterlo: essere nel Social Network ormai è diventata una necessità come un tempo lo era recarsi in piazza, dal barbiere o dalla parrucchiera, dal fruttivendolo più pettegolo del quartiere, pur di di conoscere l'evoluzione di quella tale faccenda o semplicemente per spettegolare del più e del meno.

Non solo pettegolezzo, eh. Ci mancherebbe. La Rete è informazione, per fortuna nella forma ancor più incontaminata del termine.
Certo è che essere nel virtuale inizia a diventare faticoso, non vuoi altro che per il numero sempre crescente di ambienti in cui si muovono in parecchi. 
Le comunità virtual-sociali crescono, si moltiplicano, si specializzano. 
Sono diverse ed in ognuna di esse sono in vigore determinati dettami che regolano i comportamenti da utilizzare e il linguaggio con cui ci si deve esprimere all'interno.

Solo pochi anni fa il vivere-social ci sembrava piacevole e divertente. Oggi ci pare soprattutto una fatica. Un dovere a cui però non ci sentiamo di venir meno.
Incameriamo informazioni, ora dopo ora. Passiamo da un "mondo" all'altro, ad incredibile velocità. Cerchiamo di fagocitare quante più notizie possibili.
Anzi, il nostro è un vero studio. 
Studiamo talmente tanto che a quest'ora dovremmo essere diventati proprio scienziati!

Arriva un momento, però, che non ne possiamo più di questo continuo cambio di residenza in stanze diverse, di questa costante altalena multimediale, multicanale, multilinguistica a cui ogni giorno ci sottoponiamo.

La confusione, a quel punto, è dietro l'angolo.
E con la confusione, arriva pure la distrazione e, a volte, l'avvilimento.
Perché dai, confessiamolo, a chi non è mai capitato di pensare di avere solo 140 caratteri a disposizione, pur essendo loggato in Facebook? Oppure di avere impellenza di ripassare tutta la Divina Commedia,  nello striminzito rettangolino della messaggistica di Twitter?
Chi non ha mai dovuto allargare/restringere/allungare/accorciare le frasi, preso dallo sbigottimento che la vita nel Social Network produce?
Ci troviamo così, piccoli nella nostra educazione e pregressa abitudine alla specializzazione dei campi e degli ambienti, a muoverci di qua e di là, rimbalzando da una parete all'altra delle innumerevoli stanze virtuali.

Corriamo dietro ai cinguettii, attenti a non farci seguire troppo. 
O forse è il contrario: rallentiamo pur di aggiungere nella nostra lista schiere di proseliti, a loro volta agguerriti cinguettanti. 
Condividiamo all'impazzata, piacendo e nonpiacendo a volontà. 
Ricarichiamo in fretta la batteria della fotocamera, fino ad impazzire pur di incollare nel nostro profilo Instagram centinaia di foto vignettate.
E infine ci mettiamo la cravatta e ci diamo una incipriata al viso: è l'ora di Linkedin e lì sono tutti precisi!

Concetta D'Orazio