giovedì 5 settembre 2013

Voglio anch'io un'intervista!


Oggi vanno tanto di moda le interviste ai cosiddetti scrittori emergenti.
Quanti scrittori emergenti! Il web è pieno di scrittori che emergono.
Ma emergono da dove?
Avranno fatto naufragio nell'ormai mio noto mare del Web, avranno.
Mi sono sempre chiesta in quale limbo catartico debbano essere costretti a soggiornare questi scrittori, per un determinato periodo di tempo, commisurato, chissà, al numero degli avverbi in "mente" che hanno utilizzato nelle loro opere di una vita precedente.
Insomma, il fatto è chiaro: c'è qualcuno che  riesce a venire a galla e qualcun altro, preferibilmente un collega, che deve notificare al pubblico diversamente leggente questa emersione.
Ed ora eccoli qui gli scrittori affioranti, che, con la bocca finalmente a portata di ossigeno, fanno grandi sospiri per riprender fiato. 
E sono talmente contenti di riuscire infine a galleggiare, di essersi or dunque ritrovati, che si abbracciano tra di loro e si parlano, si raccontano. 
Ci prendono così tanto gusto ci prendono, che si menzionano l'un l'altro, intervistandosi.
Eh, sì, perché tra naufraghi ci si aiuta. E certo! Se non ci si aiuta fra di noi!
Così qualcuno la prima volta ha avuto quell’originaria idea: l’intervista!
Non sappiamo chi fu. Il fatto si perde nei tempi dei tempi. Certo, mi piacerebbe conoscerlo e chiedergli: 

ma perché ti è venuta in mente? Avresti potuto pensare, che so, ad un fantastico raduno in un fast-food del centro, molto economico, molto veloce ecco. Oppure si sarebbe potuto organizzare un sit-in Biblioteca Nazionale, che fa molto intellettuale. E invece no, tu hai architettato un artifizio diabolico: l'intervista!

Riflettendoci, sia chiaro, non è poi una cattiva idea. Si ha l'occasione di mettere nero su bianco, o bianco sul nero, a seconda dell'illuminazione dello schermo, il vissuto dello scrittore che altrimenti andrebbe perso. 
La cosa, poi, è semplice, veloce.
La cosa, poi, è facilmente pilotabile. Ma questo non lo penserà nessuno.
Insomma si procede all'abboccamento virtuale, concedendosi un margine temporale di preavviso e di "studio delle carte".

Sì, allora, oggi a chi tocca? Facciamo così, inizio io. Ho delle domande. Vedessi che domande!
Tu domani farai le tue. Oggi dai le risposte. 

E tu li vedi che si affannano, gli scrittori, a predisporre lunghi ed interessantissimi questionari, con tanto di quiz numerati, alla stregua di un formulario prestampato da far opportunamente girare nel Web.
E gli emergenti si trovano dunque a studiare, a proporre, a limare. E fanno test su test di preparazione. Perché la cosa è seria, lo si sappia.
Sono convinta che quelli più bravi abbiano frequentato anche qualche corso di perfezionamento post lauream.

Dico la verità, questo mio scritto nasce da un sincero moto di invidia: io li vedo tutti che si intervistano fra di loro, che si scrivono, che si chiamano, che si piacciano e si condividono. 
E mai nessuno che m'invita.
A loro chiedo, ai miei colleghi: che cosa ho che non va bene? Guardate che se mi dite quel che devo rispondere, io rispondo. Se mi indicate con precisione quel che devo domandare, io domando.
E diamine. Sono capace, cosa credete?
Cosa sono queste discriminazioni?
Anch'io ho un cuore. Lo sapete?
Anch'io ho una copertina. E una sinossi. E un report da controllare!

Ma forse è meglio che me ne faccia una ragione. Gli scrittori scrivono e, pertanto, sono autorizzati a comporre chilometri e chilometri di interviste.
Scrittore è una parola troppo grande. Scrittore è una parola troppo importante.
Me ne faccio una ragione. Mi rassegno.

Però la sogno sempre. La sogno sempre la mia intervista.
Nella solitudine dei miei pensieri mi ritrovo ad immaginare le domande. A predisporre in silenzio le risposte. Le provo, fra me e me, le seleziono. Le cambio. Le correggo.
A volte mi metto anche a girare sui blog e sulle pagine web degli emergenti. Leggo quel che scrivono. Sono fantastici. 
E intanto, nel mio piccolo, vagheggio anch'io  la mia modesta intervista.
Mi dico: cosa mi chiederebbero? E provo a farmi le domande. E provo a darmi le risposte.
Avete presente quando si deve preparare un esame? Ecco, così faccio io, cercando di indovinare la sorte.
La desidero. La desidero tanto la mia intervista che sono arrivata addirittura ad immaginare la mise per quel giorno: un gessatino blu e décolleté con tacco modesto.
Ecco, lo so,  lo so che non mi vedrebbe nessuno perché l'intervista è rigorosamente virtuale!
Ma potrei sempre auto-scattarmi una foto con la web cam del pc e postarla, ad attestar l'evento.
Lasciatemi sognare!


Concetta D'Orazio

mercoledì 4 settembre 2013

Crostata alla crema di limone



Voglio fare un dolce ma...Preparerei volentieri un dolce però...Dite la verità, non mentite: quante volte, prigioniere dell'estro culinario, in preda all'eccitazione davvero estatica, pochi minuti prima di indossare il grembiulino con la foto del leone con su il fumetto "Sono io il tuo micio", desistete dall'obbedire al vostro genio creativo, con le scuse più improbabili. Mi manca la panna...Avrei dovuto acquistare il latte condensato... Il vino d'Arabia? Dove lo prendo? E dopo queste tristi considerazioni, tirerete un sospiro che vorreste far credere di mestizia ma che, in realtà, voi sole conoscete come di sollievo per avervi esentato dalla fatica di imbrattare di farina la vostra cucina, sollevandovi dal gravoso incarico. Vi sentirete, allo stesso tempo, in pace con la coscienza, per averci provato, e soddisfatte di potervi recare alla vostra scrivania per accendere finalmente il pc!
Ecco, carissime, esiste un dolce che è possibile realizzare velocemente e con pochi ingredienti, prestandosi ad esser farcito con le più impensabili creme ed i più altrimenti improponibili ripieni.
Lo so, mi state odiando. Lo so, dovete spegnere quel pc.
Pazienza, sono qui per scrivere. E voi d'altronde sarete arrivate qui, pronte per cucinare.
Al lavoro!
Ah, avete capito che il dolce di cui stiamo parlando è la crostata, vero?
D'altronde il titolo di questo nostro post non lascia adito a fraintendimenti.
Il lavoro prevede dapprima la realizzazione di una base sui cui poi mettere la farcitura.
Io non ho una ricetta "standard" per la base ma cambio la posologia degli ingredienti a seconda del risultato che voglio ottenere (base morbida, secca, alta, minima, ecc.)


Ingredienti per la pasta base

300 gr. di farina
150 gr. di zucchero
2 uova
125 gr. di burro
mezza bustina di lievito per dolci
un pizzico di sale


Ingredienti per la farcitura


2 uova intere

5 cucchiai di zucchero
1 bicchiere e 1/2 di latte
5 cucchiai di farina
Succo di due limoni (senza semi) + buccia grattugiata di mezzo limone

Preparazione



Come già sapete, preparare la base per la crostata è molto semplice. Bisogna far ammorbidire il burro ed impastarlo insieme a tutto il resto (uova, farina, zucchero, lievito e pizzico di sale). 
Dopo aver ottenuto la vostra bella palletta morbida, abbiate cura di riporla per una mezz'oretta in frigo, in maniera che diventi più dura ed omogenea.
Voi così avrete tutto il tempo di accendere il forno a 180°; grado in più, grado in meno, pensateci voi che conoscete il vostro forno. Non dicono tutti così i cuochi e le cuochesse che insegnano a cucinare? Lo dico anch'io che cuochessa non sono.
Avrete anche il tempo di imburrare ed infarinare la teglia che avete scelto per cuocere la vostra torta.
Ora dovete preparare la farcia. Iniziate con lo sbattere le uova (io le ho messe intere) con lo zucchero. Aggiungete il latte, la farina, il succo di limone e fate cuocere, girando con una frusta, per una decina di minuti. Attenti a non far diventare la crema troppo densa: in forno poi si trasformerebbe in un mattone. E questo non è bello! E neppure buono! 
Togliete la pasta dal frigo, disponetene un tre quarti nella teglia, bucherellandola leggermente. Mettete quindi la crema. Utilizzate il quarto di pasta per formare delle striscioline da applicare sula superficie della torta, a mo' di reticolato. Infornate per 40 minuti. Fate raffreddare e coprite di zucchero a velo!